Un’altra anima

L’uomo mise da parte l’arpione, esalando un sospiro che cristallizzò immediatamente nell’aria. Era quasi l’alba.
Sulla slitta che si trascinava appresso erano accatastati alcuni ciocchi di legna, insieme al frutto della pesca notturna: poca cosa, ma per il solitario cacciatore quelle prede sarebbero state più che sufficienti.
Un rumore lo indusse a voltarsi di scatto verso la foresta: uno sguardo ferino ricambiò la sua attenzione, emergendo dall’oscurità. Facendosi strada oltre il limitare della vegetazione, la creatura gli mostrò le zanne ed emise un gorgoglio d’avvertimento, mentre l’uomo imbracciò di nuovo l’arpione, rinsaldando la presa: gli occhi del lupo si fecero sottili come due fessure, ma l’animale non sembrava intenzionato ad attaccarlo. Voleva qualcos’altro…
Maharek guardò la slitta carica di pesce, indietreggiando verso il torrente; dopotutto, pensò, sarebbe potuto ritornare a caccia il giorno seguente. Lanciò il pesce al lupo grigio, che lo afferrò slanciandosi a mezz’aria e correndo subito via, lontano dall’arma che l’uomo aveva proteso nuovamente davanti a sé.
“Me ne ricorderò”, pensò il lupo, fermatosi a qualche centinaio di metri di distanza. “Devo, non è così?”
Gli occhi topazio dell’animale si soffermarono su un membro del branco. Era una femmina, ed era ferita.
La contemplò per un poco, mentre terminava il suo pasto: accoccolati contro il suo ventre, due cuccioli sembravano un poco impauriti dalla sua presenza, ma il respiro calmo della madre li tranquillizzava tanto quanto la sua ombra li spaventava…
“Addio”.

Il lupo riprese la corsa, mischiando il proprio ululato a quello del vento.