Passato e presente
Il Van correva, correva con la velocità spensierata dell’acqua: non un riflesso poteva specchiarsi tranquillo nel turbinio che sollevava contro gli argini del suo letto, troppo alti perchè anche solo una semplice goccia potesse sfuggire loro.
Prigioniero: il Van era prigioniero, pur essendo così potente e distruttivo… E si era scavato da sè la propria tomba.
Il bosco di Leyding stava sulla riva sinistra del torrente; la terra di Dromi alla destra: al centro, quel mostro parlava la sua lingua sconosciuta, roboante come il tuono, e non era ascoltato che da una presenza solitaria.
“E pensare che, in norreno, il nome di questo fiume significa speranza…”
Maharek chiuse gli occhi, smettendo di resistere all’assalto dei ricordi.
Una ragazza corre nella neve: insegue una lepre, ed è in grado di braccarla come farebbe una vera volpe artica. La freccia, tuttavia, è più veloce: si conficca nella folta pelliccia dell’animale, macchiandola di rosso.
<<Ehi!>>
Lui ride, mette la preda nel suo sacco già colmo di selvaggina e volta le spalle alla cacciatrice improvvisata, incamminandosi verso casa.
<<Ehi, dico a te! Solo perchè il capo del villaggio ha un legame di sangue con te non hai il diritto di trattare gli altri in questa maniera!>>
Si volta, stupito: nessuno gli aveva mai rivolto la parola con tanta furia, e nessuno l’aveva mai fissato con uno sguardo tanto acceso…
<<Credevi forse che saresti riuscita a raggiungere la lepre? Andiamo!>>
Cammina deciso, non si ferma nemmeno a prendere in considerazione la ragazzina. Un colpo alla base del collo lo sorprende: <<Sì, ne sono certa!>>
La ragazza soppesa un secondo sasso, guardandolo in cagnesco.
<<Non vinceresti neppure il mio cane, nella corsa!>>
<<Ne sei certo? Allora, lascia che lo sfidi!>>
“Ostinata bambina…”, pensa, e il suo Tamaskan da slitta abbaia, d’accordo con il padrone.
Lo ricordava, com’era finita: lo ricordava come se stesse avvenendo in quell’istante. Chiuse gli occhi e prese a correre, lasciando che la mente lo ingannasse: lei… lei poteva essere ancora al suo fianco, fintanto che li avesse tenuti serrati e si fosse immerso in quella dolce, dolorosa memoria.
La figura di una giovane donna accoccolata accanto al fuoco: uno scoppiettio tra le fiamme la fa sussultare, lui le poggia una mano sul capo, facendole sollevare il viso. Un sorriso: basta un sorriso, e sente un calore che le fiamme non gli potranno mai dare…
La stessa figura femminile che aveva ritrovato senza vita.
Arrestò la corsa sull’orlo di un dirupo, gridando al vento la sua disperazione.